، 悲劇 ▭▬ 𝗼𝗻𝗲 ɞ

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❝ Take her 𝖓𝖆𝖒𝖊 out of your mouth
You don't deserve to 𝖒𝖔𝖚𝖗𝖓
You just love the attention
Or do you get bored?
You like the 𝖕𝖔𝖜𝖊𝖗 you have
Hope you get caught in the law
Do you think that you're 𝖍𝖆𝖕𝖕𝖞?
Just wait 'til you're sure
Pity she's a whore
When you said ❞

𝐂𝐑𝐀𝐖𝐋𝐄𝐑𝐒
in 𝔠𝔬𝔪𝔢 𝔬𝔳𝔢𝔯

⌗ 𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑 𝐈 - 𝔉𝔯𝔞𝔤𝔪𝔢𝔫𝔱𝔰 𝔬𝔣 𝔟𝔯𝔬𝔨𝔢𝔫 𝔡𝔯𝔢𝔞𝔪𝔰 ᵎᵎ

Leviathan osservò la figura dell'investigatore emergere dalla sala degli interrogatori, cercando di carpire sul suo viso qualcosa che gli permettesse di scoprire come stesse andando all'interno. I vetri della sala, specchiati dall'interno, gli concedevano di vedere, ma non di sentire, ma non poteva lamentarsene. Era stato lui stesso a richiedere la massima privacy possibile per i ragazzi: nessuna informazione doveva diventare di dominio pubblico, almeno fino a quando non avessero trovato un colpevole da accusare in modo ufficiale ed esplicito.
Anche in quel caso, ad ogni modo, Leviathan non avrebbe permesso che succedesse nulla ai suoi ragazzi senza lottare e senza assicurarsi che ogni possibilità fosse vagliata.

Yamamoto sembrava non dormire da giorni, nonostante le investigazioni fossero iniziate solo il giorno prima. Era normale, se si considerava che doveva esser appena tornato da una missione speciale oltreoceano, ma quell'aria lo invecchiava di diversi anni: era più magro di quanto non ricordasse e i suoi caratteristici capelli rossi erano di una sfumatura più spenta, il gel ormai rattrappito li faceva scivolare sulle spalle in ciocche scompigliate.
Non appena lo intravide di fronte al vetro, il detective gli si avvicinò, smuovendo la mano in un cenno di saluto: «Pensavo che a quest'ora saresti stato in pensione, Leviathan, non che avresti fatto il preside. Credevo che avresti lasciato l'insegnamento dopo il nostro diploma». La classe di Yamamoto era stata una delle prime a cui aveva insegnato, la prima di cui si fosse amaramente pentito al tempo. Ripensando a cosa aveva dovuto gestire in seguito, le lamentele del sé stesso trentenne gli apparivano ridicole.

Tra di loro il silenzio calò di nuovo nell'arco di pochissimo tempo, abbastanza perché Yamamoto perdesse l'espressione falsamente allegra che aveva tenuto su fino ad allora e sciogliesse il viso in una smorfia stanca e poco convinta. Gettò a sua volta lo sguardo oltre il vetro, fissando il collega che gli dava le spalle, seduto di fronte a uno degli studenti, il terzo che interrogavano da quella mattina.

«Non credevo che Akechi ti avrebbe permesso di condurre l'interrogatorio» pronunciò Leviathan, all'improvviso, scivolando lentamente attorno alla materia del suo interesse senza raggiungerne il fulcro.
Yamamoto si strinse nelle spalle: «Suppongo non abbia pensato al fatto che ci conosciamo, o forse era convinta che dopo il diploma di certo non avremmo mantenuto dei buoni rapporti. In ogni caso, a te è andata meglio così, non è vero, Yato-san?».
Leviathan non poté che sospirare, il fiato si infranse sulla maschera producendo un suono di sbuffo forse più esagerato di quanto non avrebbe voluto. «Come credi che finirà?» arrivò infine a chiedere. Sarebbe stato inutile continuare a rimandare il discorso cardine dietro le loro parole.
L'espressione di Yamamoto non lo fece sperare in bene.
«Abbiamo trovato l'arma del delitto, Leviathan, e ci sono prove. Tante prove» il detective scosse il capo «Tante da spingerci a credere che potrebbero esser state poste lì in modo volontario, ma allo stesso tempo non hanno altre motivazioni per trovarsi lì se non quelle stabilite dalle ricostruzioni».

Leviathan osservò nuovamente lo studente che si trovava nella sala degli interrogatori, intento a fissare l'oggetto poggiato sul tavolo, tra sé e l'investigatore incaricato. Il coltello da cucina aveva una lama lunga almeno una spanna ed era ancora macchiato di sangue. Qualcuno aveva provato a ripulirlo con un pezzo di stoffa, forse, ma senza grande successo, e l'acciaio rimaneva sporco di strisciate rossastre.
A giudicare dallo sguardo, l'accusato sembrava consapevole tanto quanto loro di cosa potesse essere, eppure, Yamamoto aveva lo sguardo deciso.

«Dalla sua deposizione, non ha mai lasciato la sua camera dopo il coprifuoco, almeno fino a quando non ha raggiunto i suoi compagni per fare colazione. Il coltello è stato trovato in fondo al suo armadio, nascosto in un falso fondo, è improbabile che qualcuno sia riuscito a entrare nella sua stanza senza che se ne accorgesse e abbia messo lì l'arma prima che il corpo venisse scoperto» fu la spiegazione che Yamamoto dette per la poca convinzione che continuava a dimostrare.
«Non so se questa classe è composta dai migliori bugiardi che io abbia mai incontrato o se sia successo dell'altro, Leviathan, ma non è coinvolta una sola persona. Abbiamo trovato almeno tre diverse tracce sull'arma, alcune deposizioni non sono compatibili con gli orari che ci sono stati comunicati, e non abbiamo ancora iniziato ad approfondire ciò che abbiamo trovato nella stanza della vittima» a ogni parola che pronunciava, sembrava che un peso si abbattesse sulle spalle di Yamamoto, costringendolo a curvarsi finché non si poggiò completamente al muro adiacente alla porta della stanza.

«Quindi siete convinti che in realtà ci sia più di un killer?» tornò a chiedere Leviathan, incupendosi in viso dietro la maschera, mentre incrociava al petto le braccia.
«Se non più di un killer, sicuramente diversi complici. Se anche materialmente non avessero ucciso loro Emi, gli studenti sarebbero egualmente in pericolo, specie se continueranno a tacere sul loro coinvolgimento. Fingere totale ignoranza della loro situazione non sarà di alcun tipo di aiuto, contribuirà a renderli solo più sospetti».
«Credi che sarebbe meglio se confessassero?».
«È difficile per me stabilire cosa sarebbe meglio che facessero. Non penso di aver mai incontrato una situazione simile. L'istinto mi dice che non può davvero essere stato nessuno dei ragazzi che ho interrogato stamattina, ma il mio quirk non sbaglia» e lasciò implicita quale risposta avesse dato il suo quirk ai dubbi che avevano nutrito fino ad ora.

«Posso solo dirti che, qualsiasi cosa accada, nessuno di loro né uscirà facilmente. E non ne uscirai facilmente neanche tu, Yato, il comitato ti sta con il fiato sul collo e sta aspettando solo la prima occasione utile per saltarti alla gola. Keiko metterebbe a ferro e fiamme l'intera Musutafu se questo le permettesse di mettere le mani sulla Yuuei».
«Una vera sfortuna che io abbia rimandato il pensionamento a cui voleva costringermi».

L'uscita dell'altro investigatore fece capire ai due che l'interrogatorio era terminato.
Lo studente uscì dalla sala con ancor meno convinzione di quando era entrato e Leviathan lasciò che Yattagaru, rimasta fino a quel momento accostata alla porta, immobile come una statua per non lasciar trasparire la sua preoccupazione, lo riaccompagnasse fino al dormitorio.

«Che puoi dirmi della richiesta che ti ho fatto stamattina, Yamamoto?» domandò infine all'investigatore, che di rimando scosse il capo con fare quasi sconsolato.
«Non posso prometterti niente, ma possiamo provare. Per far sì però che la cosa riesca, tu non dovrai essere avvertito di niente. Noi terremo per noi le nostre considerazioni, non presseremo gli interrogatori in maniera eccessiva, ma non posso garantirti che riusciremo a tenere lontano a lungo il comitato».
«Tutto il tempo che potrete darmi sarà utile. Fate solo in modo di prolungare l'indagine il più a lungo possibile».
«La famiglia della studentessa morta non vorrà una giustizia rapida? Come pensi che prenderanno la risposta della scuola alle indagini? Non pensi che chiederanno risposte, che tu non potrai dare perché hai volutamente rallentato l'investigazione?».

Domande che, a onor del vero, potevano apparire del tutto lecite, se solo Leviathan non fosse stato in rapporti più che ottimi con la famiglia di Emi.
«Se li conosco come credo di conoscerli, vorranno seguire la volontà di Emi. Ed Emi teneva troppo alla sua classe per permettere che un evento simile li minasse tutti in modo così indiscriminato, avrebbe per prima lottato affinché le indagini si svolgessero senza fretta, senza cercare di trovare un capro espiatorio per porre loro fine in fretta».
Yamamoto scosse il capo, portandosi una mano alla fronte e massaggiando con due dita la radice del naso: «Tu non hai minimamente timore di cosa potrebbe succedere alla scuola se si scoprisse cosa hai fatto?».
Leviathan tornò a fissare oltre il vetro della sala degli interrogatori, dove già un nuovo studente aveva intanto preso posto, guardandosi attorno con un'espressione inintellegibile. «La paura è il primo passo verso il fallimento, Yamamoto. Se avessi rinunciato ogni volta che ho avuto paura, sarei morto quando ero ancora un liceale».

E poi, non aveva tempo di provare quell'emozione. Non quando, probabilmente, si sarebbe trovato a gestire una classe di ragazzi che la paura soffocava e inglobava come l'abbraccio letale di un serpente.

Si rigirò quell'oggetto tra le mani con uno sguardo quasi stralunato, come se non sapesse che farsene. Un foglietto di carta, niente di più e niente di meno, qualcosa che avrebbe facilmente buttato nel primo cestino utile, se fosse stato qualsiasi altro giorno. Eppure, non ricordava di averlo mai messo nella tasca in cui lo aveva ritrovato, ripiegato così tante volte da poter passare inosservato.
Per un attimo si chiese se per caso qualcuno potesse averlo messo lì senza che se ne accorgesse, ma era innegabile che si trattasse della sua stessa calligrafia.
Dubitava che qualcuno in classe potesse imitarla tanto bene, e quel giorno non aveva praticamente incontrato nessun altro, a parte il preside e la professoressa Yattagaru.

Ma più che il foglio in sé, la cosa che preoccupava era il messaggio che vi era scritto sopra con un paio di semplici scarabocchi di penna nera.
Un orario, una data, un nome. Secondo ciò che affermava quel foglietto, avrebbe dovuto incontrare Emi la notte dell'omicidio, verso le due. Però se anche solo tentava di ricordare in che momento avesse potuto appuntarsi una simile informazione, niente riaffiorava nella memoria.

Poi un altro pensiero si accavallò nella sua mente: cosa sarebbe successo se quella notte Emi non fosse stata sola? Se si fossero incontrati, come quel biglietto diceva?
Sarebbero morti entrambi? L'assassino si sarebbe intimorito e li avrebbe lasciati in vita entrambi? Uccidere due persone senza fare rumore e senza attirare l'attenzione sarebbe stato tremendamente difficile.

Provò a non vagliare l'altra idea che aveva pensato. Non avrebbe avuto alcun senso, era del tutto illogica, ma in una situazione simile rimaneva comunque difficile non pensarci. No, non poteva essere e basta.
Scosse il capo, guardandosi attorno. Cosa avrebbe dovuto farci? Consegnarlo a Leviathan, sperando che credesse alle sue parole e alla sua assoluta inconsapevolezza di quando avessero accordato quell'incontro?
Doveva parlarne con qualcuno in classe?
La cosa che sicuramente avrebbe creato meno danni sarebbe stata bruciare quel foglietto, come se non fosse mai esistito, ma se poi fosse saltata fuori la faccenda?

Per il momento, lo rimise in tasca, assicurandosi di piegarlo esattamente come lo aveva trovato, e lasciò la camera in cui Leviathan lo aveva mandato dopo che aveva lasciato la sua deposizione sulla notte dell'omicidio. Il peso con cui uscì, però, per qualche strana ragione sembrava maggiore di quello con cui vi era entrato.

Avevano cambiato di nuovo dormitorio.
Il dormitorio Eta non era calcolato per accogliere ospiti a lungo termine. Per dormire una notte o due non era male, ma non si poteva dire lo stesso se la permanenza prevista era di qualche settimana in più. Era per questo che Leviathan aveva predisposto la sistemazione di uno dei vecchi dormitori caduti in disuso, approfittando dell'aiuto prezioso di alcuni studenti particolarmente creativi della sezione di supporto.

Era nato così il dormitorio Epsilon, in una posizione più isolata e distante rispetto agli altri, costruito appositamente perché rispettasse le necessità dell'occasione.
Era diviso su tre piani, più un ampio salone d'ingresso che conduceva a una palestra e a una piccola piscina coperta, se gli studenti avessero deciso di sbollire lo stress allenandosi. Il primo piano comprendeva la sala comune, che era stata addobbata per rassomigliare quanto più possibile a quella del dormitorio Omega, una cucina abbastanza grande, le lavanderie e persino una piccola biblioteca. A quanto i ragazzi avevano avuto modo di capire, era stata una decisione presa in modo del tutto autonomo dagli studenti del corso di supporto, isolata acusticamente, aveva persino al suo interno un paio di strumenti musicali per chi avesse deciso di dedicarsi alla musica.
Il secondo piano era invece riservato alle camere da letto, ciascuna dotata di un bagno proprio e di abbastanza spazio da garantire confortevolezza. In ogni stanza, così come su ciascuno dei corridoi, era presente un apparecchio che permetteva di contattare Leviathan in qualsiasi momento, per qualsiasi emergenza o problema, una misura di sicurezza minima per garantire una risposta pronta nel caso in cui fosse successo qualcosa.

Il terzo piano, infine, era quasi totalmente riservato. Lì aveva messo sede la cellula investigativa guidata dal detective Yamamoto, figura a cui tutti avevano imparato ad abituarsi.
Sembrava simpatico, nonostante l'aria tremendamente stanca, e spesso, mentre usciva dal dormitorio, si era fermato a parlare con alcuni di loro, approfittando della cucina per prendere il quindicesimo caffè della giornata.
Tuttavia, rilassarsi era difficile di fronte a lui: i suoi occhi erano fissi, intensi, e sembravano voler scorgere anche nei discorsi più semplici le verità che non aveva colto durante gli interrogatori.
Gli altri membri della sua squadra erano altrettanto bizzarri: nessuno di loro sembrava avere più di trent'anni, alcuni sembravano quasi loro coetanei, eppure si erano trovati su lati opposti di un tavolo da interrogatorio, gli uni nella parte dei poliziotti, gli altri in quella degli indagati.

Perché sì, per quanto potesse quell'ambiente apparire confortevole, accogliente, non potevano dimenticare di essere fondamentalmente prigionieri all'interno dell'edificio.
Una potente barriera predisposta da Nanami, la responsabile del corso di supporto, impediva a chiunque non fossero gli addetti ai lavori di uscire, circondando l'intero dormitorio e parte del giardino antistante. Ma non si limitava a fare quello, come avevano scoperto appena quella mattina, quando uno di loro non era tornato dall'interrogatorio che si era tenuto con i detective.
A quanto pareva, la barriera di Nanami poteva inviare alla donna dei segnali in base ai discorsi che si tenevano al suo interno, un'altra misura di sicurezza che inizialmente non credevano sarebbe stata d'aiuto.
Almeno fin quando Willow non aveva rivolto strani discorsi a Kiyoshi, qualche giorno addietro.

Leviathan aveva tenuto a specificare a tutti loro, con la massima serietà, che quella predisposta per la ragazza era una misura di custodia cautelare del tutto preventiva, che non era stata materialmente accusata di nulla, ma non avevano sul momento modo di incontrarla.
A giudicare dalle parole di Leviathan, Yattagaru si trovava con lei per assicurarsi che non le capitasse nulla, che i detective non decidessero improvvisamente di iniziare a metterle pressione per spingerla a confessare ( per certi versi di nuovo ) un crimine che non erano certi avesse commesso.
Per il momento i ragazzi non avevano neanche modo di incontrarla, secondo Leviathan sarebbero stati necessari alcuni giorni e la raccolta di maggiori prove perché Willow potesse essere sollevata dalle presunte accuse.

Ma la ragazza non era l'unica ad aver fatto pessime scoperte durante gli interrogatori.
Altri studenti celavano ( o forse no ) le informazioni che il detective aveva loro comunicato, le accuse che erano ricadute sulle loro spalle. Non sapevano perché loro avessero scampato il problema della custodia cautelare, così come non sapevano bene come comportarsi con quelle informazioni. Cosa avrebbero detto i loro compagni di classe se le avessero svelate, se fossero saltate fuori?
Cosa sarebbe successo se le accuse fossero andate in porto, se il resto della scuola avesse saputo?

Senza considerare, poi, che gli interrogatori non erano affatto terminati.
Venivano chiamati a deporre quasi ogni giorno, a orari alternati, irregolari, che sfruttavano l'assenza delle lezioni per coglierli alla sprovvista, o qualcosa del genere.
In verità, Leviathan lo faceva per permettere loro di riprendersi, li autorizzava a sfuggire nelle loro camere dopo il termine, per avere il tempo di metabolizzare ciò che avevano recepito.

Era però difficile distrarsi e metabolizzare, quando ogni giorno veniva trascorso soltanto con la consapevolezza di poter essere chiamati in qualsiasi istante. Con la paura di vedere un compagno di classe tramutarsi improvvisamente in un assassino.

⌗ 𝐒𝐄𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 𝐈𝐈𝐈 - ℨ𝔬𝔭𝔥𝔦𝔢 𝔞𝔫𝔡 𝔉𝔢𝔩𝔭𝔶'𝔰 𝔱𝔯𝔞𝔲𝔪𝔞 𝔭𝔩𝔞𝔠𝔢 ᵎᵎ

Ehy ragazzuoli <3
Io amo pubblicarvi a sorpresa, perché sì
Finisco il capitolo e lo pubblico, per stupirvi con effetti speciali.
E quali effetti speciali, a questa mandata(?)
Tenete d'occhio i DMs perché qualcuno potrebbe arrivare a lasciarvi un regalino di natale in anticipo cuoricini <3
C'è anche stata una piccola dimostrazione di quello che intendevamo con "attenti a ciò che fate e dite in questa role", perché anche quando sembra che non leggiamo, noi leggiamo
tutto
semplicemente aspettiamo prima di reagire e scatenare il caos

Per facilitare appunto Willow, che per il momento non potrebbe ruolare, sarà presente un commento di chat pre-trasferimento nel dormitorio Epsilon
Potrete giocarvi anche che il vostro personaggio è stato chiamato per un interrogatorio liberamente, ma vi comunicheremo noi come e quando ruolarli
Se non vi arrivano notizie, durante l'interrogatorio avete soltanto lasciato la vostra deposizione e lasciato alcune risposte a domande più che altro generiche.

Per quelli che hanno ricevuto informazioni, sappiate che siete gli unici a saperle e a sapere che sono state date a voi, per cui potete eventualmente comunicarle ad altri, ma le reazioni potrebbero variare
neanche i professori conoscono bene le prove(?)  

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